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Mare Madre

(Meeres-Stille)

Die Arbeiten von Kanella-Nelly Tragousti wollen erfühlt werden. Die Protagonisten sind flüchtig, quasi immateriell.
In dieser Ausstellung stellt sie die Verschwommenheit von Traumbildern, die wie undeutliche Erinnerungen erscheinen, an die Seite des nächtlichen Meeres.
Das Meer als Urgewalt und als Ort unserer Herkunft erstrahlt in einem irrealen nächtlichen Glanz.  Der formale Aspekt der Langzeitbelichtung führt zu einer Verfremdung, die den Blick auf eine tiefere Bewusstseinsebene öffnet.
Trotz Ihrer Fremdartigkeit erscheinen uns die Inhalte als vertraut.  Sie deuten auf Erinnerungen aus der Kindheit hin und sind Teil einer gemeinsamen Ur-Erfahrung.
In K.-N. Tragoustis Bildern verweist das Meer, obwohl man vermeint sein Rauschen zu vernehmen,  auf die Stille und strahlt seine ausgleichende Ruhe aus, die es dem verweilenden Betrachter ermöglicht, sich auf sich selbst zu besinnen.

Frank-Guido Blasberg, Berlin 2012
 

Mare Madre​​


Le opere di Kanella-Nelly Tragousti non vanno solo guardate ma esigono di essere sentite.
Questa mostra  accosta le immagini del mare notturno ad altre dove le evanescenze  oniriche  appaiono come remoti ricordi. I protagonisti sono fugaci, in un certo senso immateriali.
Il mare, come forza primordiale e come nostro grembo originario, rifulge in un irreale splendore notturno.
I tempi di posa dilatati, provocano uno straniamento che permette allo sguardo di aprirsi ad un livello di coscienza più profondo, ma nonostante ciò  i contenuti e le emozioni evocate ci appaiono familiari. Rimandano ai ricordi dell'infanzia e fanno parte delle esperienze vissute da ognuno di noi.
Quando contempliamo il mare nelle immagini di Kanella-Nelly Tragousti ci sembra di udirne i suoni: il mormorio, il frastuono delle ondate oppure lo sciabordio sulla battigia.
Ma quasi scendessimo nelle sue profondità, lentamente ci avvolge il silenzio e si diffonde una calma rasserenante, dove non esiste più superficie e possiamo solo riflettere su noi stessi.


Frank-Guido Blasberg, Berlino 2012

Traduzione: Zacharias Karatsioumpanis
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